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Anche questa nuova settimana è cominciata in modo opaco per lo Yen giapponese. La valuta nipponica infatti è scivolata su nuovi minimi di 34 anni rispetto al dollaro americano, continuando un percorso di indebolimento che va avanti da diverso tempo. A pesare sull'andamento dello Yen è soprattutto la divergenza di politica monetaria tra la Bank of Japan (che resta accomodante) e la Federal Reserve americana (che potrebbe tagliare i tassi solo a settembre).

L'ultima consultazione elettorale che si è svolta in Turchia verso la fine di marzo ha sancito una clamorosa sconfitta per Erdogan e il partito di governo. Ha perso città importanti come Istanbul ed Ankara, ma soprattutto ha visto crescere il dissenso nei confronti delle sue ricette politiche ed economiche. La popolazione è stremata dalla corsa dell'inflazione e dalla svalutazione terribile che la lira turca ha subito negli ultimi due anni. Nonostante il paese evidenzi una crescita economica, gran parte della popolazione si trova in enormi difficoltà e per questo ha punito il principale responsabile

La giornata delle borse europee si è chiusa con un bilancio poco movimentato, perché gli investitori aspettano la riunione BCE in programma giovedì. Milano ha guadagnato lo 0,27% sull'indice FTSE MIB, mentre rialzi contenuti sono stati registrati a Francoforte e Londra. Debole Parigi, mentre Amsterdam è quella che ha performato meglio di tutti. Sul listino milanese si sono messe in evidenza in particolar modo le banche.

L'andamento delle vendite è andato in retromarcia, e contrariamente a quello che ci si aspettava, il mercato dei diamanti ancora non è riuscito a riprendersi del tutto dalla pandemia. Dopo il rimbalzo avvenuto a inizio anno scorso, il settore è tornato ad avere forti difficoltà. Una manifestazione evidente di questi problemi è il crollo in borsa del maggiore venditore al mondo, Signet Jewelers, dopo l'annuncio che le prospettive per quest'anno saranno negative. La prospettiva di una ripresa si lega soprattutto alla crescita dell'economia cinese, che è il mercato più importante per il settore dei

Nonostante i segnali di raffreddamento dell'inflazione, le banche centrali stanno continuando ad avere un approccio molto cauto, evitando di ridurre i tassi di interesse. Nel frattempo i mercati finanziari sembra non aspettino altro, e vorrebbero dei passi più coraggiosi da parte delle banche centrali. Tuttavia l'inflazione non è ancora sconfitta, ed anzi ci sono situazioni che fanno pensare che i problemi continueranno anche per buona parte del 2024. Un caso eclatante ad esempio è quello dello zucchero, che a causa di un calo della produzione continuerà a vivere una fase di pressione rialzista

Mentre in generale l'inflazione sta rallentando e preannuncia una virata verso il basso i prezzi delle materie prime continuano a muoversi in ordine sparso. Alcuni viaggiano su Una tendenza in aumento mentre altri hanno imboccato la via della discesa . Questo andamento così disomogeneo deriva da Fattori specifici riguardanti singoli mercati. I prezzi dell'energia risentono in particolar modo delle tensioni sul fronte internazionale , che al tempo stesso influenzano l'andamento del oro, il metallo più pregiato. Riguarda gli altri metalli invece si assiste un andamento divergente tra quelli ferrosi

Nell'ultimo anno il peso messicano ha guadagnato molto terreno rispetto al dollaro americano, e questo gli ha consentito di raggiungere il valore massimo da 8 anni a questa parte. La corsa della valuta messicana è propiziata soprattutto dal carry trade, reso possibile dal fatto che i tassi di interesse in Messico sono in più alti della regione, nonostante di recente la banca centrale abbia deciso di effettuare un taglio di 25 punti base.

Continua il periodo nero di Tesla, che si sta muovendo decisamente in controtendenza rispetto a Wall Street. Se la Borsa americana ha toccato nuovi record in questo avvio di 2024, il titolo del produttore di auto elettriche invece è precipitato di oltre il 30%. L'ultima mazzata è giunta subito dopo Pasqua, con i dati delle consegne che sono stati molto peggiori delle (già deboli) previsioni. Da tempo molti analisti sottolineano le nubi che si addensano sul costruttore di Austin.

Il Regno Unito è ufficialmente in recessione, dopo che i dati resi noti giovedì hanno mostrato che il prodotto interno lordo è sceso nell'ultimo trimestre del 2023, dopo il calo che c'era stato anche nel trimestre precedente. Si tratta comunque di una notizia abbondantemente attesa dai mercati, come dimostra anche il fatto che la sterlina non ha avuto movimenti di rilievo nei confronti del dollaro statunitense.